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      Era composto di cento cavalieri dati alla scherma e al maneggio. Le continue correrie de’ Turchi, per cui ad ogni poco d’ora era chiamato il servizio militare de’ baroni, de’ campi faceansi nelle spiaggie più minacciate, e le città marittime eran tenute in istato di difesa, diedero luogo a tali istituzioni: ma non è da negare, ch’esse servivano al tempo stesso a mantener vivo il coraggio e lo spirito marziale della nazione, e destavano nella nobiltà siciliana quel vivo puntiglio d’onore e quella brama di segnalarsi, per cui il nobile è veramente nobile.
      E se nel regno di Filippo e nell’antecedente la debolezza del governo, la depravazione dei costumi, la miseria portavano molti al delitto; le tante compagnie religiose erette in que’ due regni in Palermo e nelle principali città del regno, che impiegavansi a raccorre elemosine, per sovvenire i poveri, assistere gli ammalati negli ospedali ed altre pie opere, provano che lo spirito pubblico era indiretto alla virtù ed alla beneficenza, e che i delitti, grandi ed universali che fossero stati, da altro principio, che rea indole della nazione, eran mossi.
      Miglior prova di ciò è il costante impegno mostrato dalla nazione in quei due regni di accrescere e migliorare l’università di Catania. In tutto il regno di Carlo I il parlamento fece sempre delle richieste in favore di quell’università, e replicate furono a Filippo (611). Questo lodevolissimo impegno della nazione di promuovere i buoni studî venne a quando a quando secondato dalla protezione, che alcuni de’ governanti accordarono alle lettere ed a’ letterati.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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