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      III. - Filippo III, neghittoso ed incapace assai più del padre, abbandonò interamente il governo nelle mani del conte duca d’Olivares. La sconsigliata prodigalità del re; la cupidigia del ministro; le lunghe guerre, in cui la Spagna fu involta, portarono all’estremo i bisogni del governo. Non bastando i sussidî, che spesso accordava il parlamento, si vendè quanto restava delle rendite regie, si venderono le città demaniali, si venderono ordini cavallereschi e titoli di nobiltà. La Sicilia nel precedente regno ed assai più in questo fu inondata di principi, duchi, marchesi e cavalieri del Toson d’oro. E ben caddero allora in acconcio all’avidità del governo le smodate pretensioni di Messina.
      Vedeano a malincorpo i Messinesi, che il vicerè duca di Alburquerque, nulla ostante i loro privilegi, erasi fermato in Palermo; e però, per compier l’opera dello scisma del regno, offrirono a re Filippo il dono di un milione di scudi, se dividea la Sicilia in due provincie, di una delle quali fosse capitale Palermo, dell’altra Messina, con assegnare ad ognuna il suo particolare vicerè. Saputosi ciò dalla deputazione del regno e dal senato di Palermo, fecero stendere un memoriale in lingua Spagnuola, che poi fu voltato in italiano, da Rugieri Paruta dotto uomo di quell’età, segretario del senato, nel quale mostravano i gravi sconci, che sarebbero nati da ciò; e l’abate Mariano Valguarnera. insigne letterato di quell’età fu spedito a Madrid, per sostenere le ragioni di Palermo. Il ministro ben seppe trar profitto della congiuntura; ordinò al vicerè di convocare il parlamento, per sentirne il parere.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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