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      Ciò non però di manco l’anno appresso il parlamento, per dare altro danaro, che si volea, impose due gabelle, contro le quali tanto si è gridato ne’ tempi moderni, la carta bollata e il due per cento su tutti i contratti di compra, vendite, locazioni e simili.
      Grave maraviglia ci arreca il vedere come nessun parlamento abbia saputo in que’ tempi cogliere il destro de’ grandi bisogni e della milensaggine del governo, e far per lo regno tutto ciò che con tanto savio consiglio faceano i Messinesi per la loro città; dar danaro per estender le franchigie della nazione. E forse i Messinesi pensavan troppo al vantaggio particolare, perchè nessuno si dava pensiero del generale. In vero di ciò, svolgendo gli atti de’ parlamenti convocati in quel regno, s’incontrano sempre proposte o di poco generale rilievo od anche affatto nocevoli. Tali sono i provvedimenti chiesti nel 1648 per promovere l’agricoltura. e la pastorizia. Insiste il parlamento nella proibizione di macellare animali bovini; vuole i baroni seminassero ogni anno almeno la sesta parte de’ loro feudi; che le persone facoltose fossero obbligate dal magistrato a dar soccorso ai coloni; che tutte le faccende agrarie fossero dirette da un magistrato detto Giunta frumentaria (621). Queste stesse bessaggini, le quali mostrano evidentemente il decadimento dell’agricoltura in quell’età, erano state prescritte nella famosa prammatica: De seminerio, ejusque privilegiis, bandita due anni prima, nella quale erano state trasfuse tulle le antecedenti leggi di simil natura.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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