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      La cavalleria spagnuola ne fece macello. Un nuovo rinforzo di venticinque galee francesi giunto in Messina obbligò il vicerè a desistere dall’impresa, ed all’incontro una di gran momento ne tentò il Vivonne. Confidando egli nella sua superiorità nelle forze marittime, cercò di distruggere l’armata spagnuola ed olandese, e forse di fare alcun colpo sopra Palermo, ove esse eransi ritirate.
      Senza palesare ad alcuno il suo pensiere mosse egli da Messina con tutte le sue navi. Ma in Palermo già sapeasi il rinforzo delle venticinque galee venute di Francia ed attentamente si spiavano i movimenti del nemico; però giunse l’avviso da Termini di essere in vista l’armata nemica, che a vele gonfie tirava verso Palermo. A tale annunzio tutti i legni olandesi e spagnuoli colle galee di Napoli e di Sicilia furon posti in linea dalla foce dell’Oreto alla lanterna del molo, in guisa che le navi eran quasi in contatto. In questa pessima disposizione stettero ad aspettar l’attacco. E ’l popolo si affollò sulle mura per vedere lo spettacolo (625).
      IV. - Addì 2 di giugno del 1676 l’armata francese accostossi a Palermo in tre squadre. La prima di nove vascelli, sette galee e cinque brulotti attaccò la battaglia. Il Vivonne colle due altre seguiva da presso. Sulle dieci ore a. m. cominciò l’attacco. Spirava un greco-levante, che quanto favoriva i Francesi, tanto dannoso riuscì agli alleati; dachè alle prime bordate un denso fumo levossi, che loro andava in faccia. Sin di allora cominciarono a disordinarsi; chè i segnali de’ comandanti non bene poteronsi scernere.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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