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      Colto il destro di ciò, l’ammiraglio francese spinse avanti i suoi brulotti e gli venne fatto attaccare il foco a tre vascelli. Allora la confusione e ’l disordine divenne sommo; ogni legno cercava sostenersi; perocchè per la gran vicinanza era facile che le fiamme passassero da un legno all’altro. Intanto il Vivonne incalzava l’azione, fece dar fuoco alla reale di Spagna, la quale saltò in aria con ispaventevole fracasso, e fece affondare due altre galee, la Padrona di Napoli e la san Giuseppe di Sicilia, che le eran di costa. Tutto allora divenne confusione ed orrore, non che in mare, ma nella città. Tal denso fumo era spinto in città, che in pien mezzogiorno si abbujò; e l’orrore della caligine, anzi che rotto, veniva accresciuto dal fuoco dei cannoni e dalle fiamme delle navi incendiate; ned altro sentivasi che l’orrendo rimbombo delle cannonate; lo scoppio de’ legni, che stavano in aria, il fischio delle palle, lo scrosciare delle vetrate, e un generale ululato del popolo, mosso dalla commiserazione di tanti bravi, che miseramente perivano, e dal timore di uno sbarco de’ Francesi.
      Sett’ore durò quella spaventevole scena. Possono appena esprimersi i danni riportati dalle armate alleate. Vi periron fra tanti altri i due ammiragli Ivanos e Staen: nove vascelli e tre galee furono preda delle fiamme, e la gran parte de’ vascelli olandesi restò così mal concia, che se ne vendettero le manovre e i cannoni, che furono comprati dal senato di Palermo. E se il duca di Vivonne non colse altro vantaggio della vittoria, ciò più che pel danno da lui riportato, che non fu lieve, avvenne pel coraggio del popolo palermitano.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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