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      Dietro i movimenti popolari seguiti nel passato regno avea il cardinal Trivulzio tolto i cannoni da tutti i baluardi della città e ripostigli in maggior parte nel cortile del palazzo arcivescovile. In quel momento di pericolo il popolo vi accorse chiedendo a gran grida i cannoni. L’arcivescovo monsignor Luzana negossi: ma non potendo reggere alla furia popolare, travestito scappò. Tratti i cannoni, il popolo corse a piantarli su quei bastioni, che allora erano sulla marina, e cominciò a fare un fuoco sì vivo contro i Francesi, che a quell’atto inaspettato, lasciata la voglia di metter piede a terra, si ritirarono.
      V. - Il marchese di Castelrodrigo succeduto al marchese di Villafranca nel governo del regno, trovò la Sicilia pressochè sossopra. L’erario esausto per le ingenti spese della guerra; il commercio affatto spento, per essere i Francesi divenuti padroni del mare; ned essere possibile chieder nuovi soccorsi alla nazione in un momento, in cui ogni lieve disgusto de’ cittadini potea aver funeste conseguenze. E però stette sulla difesa, ed intanto grandi premure facea alla corte, per aver soccorsi d’ogni maniera. Le stesse richieste facea il duca di Vivonne, che sempre agognava a sottomettere tutto il regno. Nè guari andò che a lui furono mandati altri trenta vascelli con danaro, viveri, artiglierie e soldati. Il vicerè prevedendo che il principale oggetto, che il Francese avea in mira, era Catania, ivi trasferì il suo quartier generale e vi chiamò il servizio militare di tutti i baroni.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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