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      Costui fece da prima le viste di tentare alcun’impresa, ma poi, raccolte le truppe, si dispose alla partenza. Chiamati sul vascello, ove era già salito, i senatori e i maggiorenti della città, comunicò ad essi l’ordine avuto di partire. Invano que’ miseri lo pregarono ad indugiare alcun giorno, per cercare di venire col governo spagnuolo ad alcun partito, solo poterono ottenere di essere trasportati in Francia coloro che il voleano. Quindicimila cittadini accettaron tale offerta, e addì 16 di marzo del 1678 abbandonarono la patria, i beni, i parenti gli amici. Tale fu la condotta del re Luigi XIV verso gl’infelici Messinesi. Ben è vero che non fu egli, che suscitò la loro sommossa: ma furono coloro, che comandavano in suo nome, che colle più severe minacce vietarono sempre ch’essi si fossero sottomessi; e l’onore di un gran re volea che avesse fatto ogni opera per sottrarli alla vendetta del governo spagnuolo. Miseri que’ popoli, che danno orecchio alle promesse degli stranieri e contano sulla loro lealtà! Nè questo è il solo esempio di perfidia, che offrono gli annali della moderna storia di Sicilia.
      VI. - Gl’infelici Messinesi non ebbero allora altro scampo che sottomettersi volontariamente. Era allora vicerè il principe Vincenzo Gonzaga, uomo dolce e magnanimo, il quale recatosi in Messina, pubblicò in nome del re un perdono generale; e scelse nuovi senatori, che tutti coloro, che teneano alcun magistrato, eran partiti co’ Francesi. Ma la corte di Madrid, saputa la resa di Messina, conoscendo, che il principe Gonzaga sarebbe ito a rilento e di mala voglia nel trar vendetta da quella città, vi destinò consultore il feroce ed inesorabile Roderigo Quintana.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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