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      Il marchese di Geraci Giovanni Ventimiglia si die’ a raccorre le notizie di tutti i poeti siciliani sino all’età sua. La morte, che immaturamente lo colse sul fior degli anni nel 1665, fece restare inedite le sue fatiche, che tanto avrebbero illustrato la storia letteraria siciliana; non però andarono del tutto perdute; che da quel dotto e nobile uomo ebbe l’Allacci le notizie degli antichi poeti da lui pubblicati.
      Nè trascurate furono in quel secolo l’archeologia e la numismatica di Sicilia. La topografia dell’antica Siracusa fu illustrata da Vincenzo Mirabella (650) e da Giacomo Bonanno duca di Montalbano (651); e delle antiche monete di Sicilia scrissero Filippo Paruta (652) e ’l teatino Giammaria Amato (653).
      Oltre a tali scrittori di cose patrie, molti levaron gran fama nelle più severe discipline. Alfonso Borrello da Messina, che a torto è stato da taluni creduto straniero, lesse matematiche in quella università e diffuse in Sicilia il gusto per tali studî. Furono suoi discîpoli e gran nome acquistarono, non che in Sicilia, ma oltremare, don Carlo Ventimiglia e Michelangelo Fardella. Al tempo stesso Giambattista Odierna da Ragusa, arciprete di Palma, profondissimo nelle matematiche, nella fisica, nell’astronomia, senz’altro osservatorio che la vetta d’una collina, che indi ritenne il nome di Piano dello Strologo, senza strumenti, senz’altro conforto che l’amore della scienza, la protezione de’ duchi di Palma e l’ammirazione degli astronomi d’Europa, scopriva nuovi astri, e il primo in Europa pubblicava Effemeridi astronomiche, e come per riposo, tramettea a que’ severi studî non meno utili lavori, o lavorava strumenti o incidea rami di carte celesti, rettificate dalle proprie osservazioni, o dava in luce opere astronomiche e fisiche o scrivea storia e dirigea le sue osservazioni alle più minute cose della natura, descrivea l’occhio degl’insetti, e primo di ogni altro scopriva la struttura del dente delle vipere, per cui velenosi ne sono i morsi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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