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      Dopo di che il nuovo vicerè prestò il consueto giuramento di osservare le leggi, i capitoli e le costituzioni del regno.
      VIII. - Tosto dopo il nuovo vicerè ordinò al tribunale del patrimonio, che la moneta che indi in poi si fosse coniata, portasse l’epigrafe Carolus Borbonius Tertius. Lasciando stare che avrebbe più presto dovuto dirsi Carolus Tertius Borbonius, quell’epigrafe era mal conveniente; perchè se voleasi contare tra’ re di Sicilia Carlo d’Angiò, il nuovo re era il quinto di tal nome; se no, era il quarto. Ma il governo spagnuolo volea mostrare di tenere illegittimi non solo l’angioino, ma il re Carlo d’Austria, cui in quel momento veniva a spogliare del regno. E però il vicerè quel giorno medesimo ordinò al tribunale stesso di rimettergli un notamento di tutti gli officî e beneficî ecclesiastici conferiti dal governo austriaco e desse il suo parere, se era espediente staggirne le rendite.
      Intanto erasi dato mano all’assedio del castello. Nel terzo giorno il conte di Castiglione, che forse era il solo che pigliava la cosa sul serio, colto da una bomba morì; la guarnigione senza altro aspettare cesse il castello e si rese prigioniera di guerra. Nel tempo stesso si arrendeva la città di Messina. Una parte del naviglio partito da Napoli erasi colà diretta, ed avea presso alla città messo in terra il conte di Marsillac con parte dell’esercito. Comandava colà le armi austriache il principe di Lobcovitz, il quale all’arrivo degli Spagnuoli, sguarnita Taormina e i castelli di Mattagrifone e ’l castellaccio, si ridusse nella cittadella, lasciando presidiati gli altri forti.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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