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      Comechè la differenza sia lieve, io ho seguito in ciò Diodoro, il quale, per l’esattezza in tutte le altre circostanze della narrazione, e per fare quella considerazione sulla coincidenza delle due giornate, mostra di essere meglio informato. Non ho poi osato allontanarmi dallo stesso storico intorno al numero de’ Cartaginesi, comechè sembri eccedente. La descrizione della battaglia calza così bene colla situazione de’ luoghi che non pare probabile, che lo storico, esatto in tutto, non lo sia nella circostanza essenziale del numero. In secondo luogo, non è questo un fatto isolato, come nelle altre battaglie; ma è legato ad altre circostanze, che ne provano la verità. Diodoro dice che gli Agrigentini destinarono i loro prigionieri alla costruzione di opere magnifiche; e gli avanzi di tali opere, che oggi si osservano, ben fanno argomentare, che vi fu impiegato straordinario numero d’operai. Ne’ tempi d’appresso si citava sempre in Atene ed in Cartagine la sconfitta di 300,000 uomini sotto Imera da coloro, che volevano distogliere gli Ateniesi ed i Cartaginesi dal portare le armi in Sicilia. A fronte di tali argomenti non è permesso al moderno storico, che che ne pensi, di allontanarsi dagli antichi.
      II.
      Credevano gli antichi, che una ninfa gravida di Giove avesse partorito, presso l’origine del Simeto, due gemelli. Temendo l’ira di Giunone, li fece ingojare dalla terra; ma questa li rimandò sotto la forma di due sorgenti, che fortemente eruttavano un’acqua, alla quale si dava la virtù di scoprire gli spergiuri, facendoli morire come ne bevevano: per la quale cosa terribile era il giuramento per li Dei Palici, nè mai violato.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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