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      Vedi la nota XVIII in fine.
      (219) Falcone Beneventano (presso Caruso, ivi, tom. I, pag. 530) dice che, prima di convocare il parlamento in Salerno, Rugiero s’abboccò in Avellino coll’antipapa Anacleto, con cui convenne di coronarsi re: che dopo il parlamento, Anacleto mandò in Sicilia un suo cardinale chiamato Conte, da cui il re fu coronato. Ma l’abbate Telesino scrittore del pari sincrono, che narra per minuto questi fatti, non fa alcun cenno dell’intervento dell’anti-papa e della venuta del cardinale: Nè è molto solida la ragione che Muratori (Annal. d’Ital. anno 1130) dà del suo silenzio; perché giudicò meglio di tacere una particolarItà, che a suoi giorni non facea bel sentire, nè molto onore al re Rugiero. Sarebbe piuttosto da dire che Falcone era scribba del sacro palazzo, e perciò la sua autorità, ove si tratta d’intervento della corte romana, è sospetta, Romualdo Salernitano, che scrisse in tempi posteriori, e qualche cronaca, di cui s’ignora l’epoca, in cui fu scritta, asseriscono il consenso d’Anacleto. In somma non è da darne certo giudizio.
      (220) Il Telesino (Lib. II, ivi pag. 370) dice: viginti stifatorum a regge accepto. Diblasi (Tom. V, Lib. VIII, sez. II, cap. 18) trova che deve esser corso errore nel testo e per lo meno si debba aggiungere un mille. Non considera egli che in latino, quando il nome delle monete è posto in genitivo plurale, il nome numerale non indica unità ma migliaja.
      (221) Carli, delle monete, Tom. II, diss. V, pag. 133.
      (222) Falcone Beneventano (Ivi pag.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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