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      Palermo, 1832.
      (613) Mas para ser mandado, quae mandar.
      (614) Mongit. Stor. Parl. Tom. I, f. 454.
      (615) Fra le altre cose di gran pregio impegnate da quel vicerè fu una sella con un ricamo intessuto di perle e di gemme, che die’ in pegno al senato di Palermo per 14000 scudi. La sella esiste ancora nel tesoro del senato, ma le gemme da lung’ora sono ite.
      (616) Mongit., ivi, f. 470.
      (617) Era egli arrivato in Messina sul cadere di marzo: dopo pochi giorni venne per terra in Palermo. Giunto in Termini, vi si fermò alcun giorno, e come era il giovedì santo vi fece il precetto pasquale. Di tale avvenimento si volle eternar la memoria con una iscrizione apposta accanto alla porta maggiore della casa del comune.
      (618) Passato il duca d’Ossuna in Napoli, non abbandonò il suo progetto, ma gli strumenti, di cui dovea valersi, eran diversi. Si studiò egli di acquistare lo amor del popolo e indurre gl’Italiani a stringersi in lega con lui; e per venirne a capo si die’ a far loro quanto maggior male potea: entrò nella famosa congiura contro Venezia ordita dal marchese di Bulmar; invitava i Turchi a tentare sbarchi sulle coste d’Italia; legni corsali mantenea, per predare le barche di tutte le nazioni. Tutto ciò, per rendere odiosissimo agl’Italiani il nome spagnuolo. Intanto segretamente avvertiva le potenze italiane, che tutto ciò da lui faceasi per ordini espressi della corte di Madrid. Ed invitò la repubblica di Venezia e Carlo Emmanuele duca di Savoja ad entrare in lega con lui e cacciar gli Spagnuoli al di là de’ monti.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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