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      Questa è l'azion'indegna, e questo è l'orribile [27] disordine, del quale voi desiderate sapere se abbia ragione di delitto: ed io domando a voi se ve ne sapete ideare alcun'altro, cui si possa con più ragione attribuire un tal nome. S. Agostino non soffriva che i Donatisti riputassero un piccol delitto l'idolatria; e questa loro asserzione ha sempre stimata un parto informe della viziosa loro indisposizione: An forte, dic'egli(92), parva sunt crimina & parvi aestimanda? solent enim isti etiam hoc dicere pensantes ea non in statera aequa divinarum Scripturarum, sed in statera dolosa consuetudinum suarum. E che dovremo dir noi di quello d'eresia sostituito, com'egli soggiunge(93), dal demonio in suo luogo, e giudicato da S. Tommaso di tutti i delitti d'infedeltà il peggiore(94), e da S. Girolamo il maggior che commetter si possa da un'empio, giacchè nullus est impius, com'egli crede, quem Haereticus impietate non vincat?
      Ma veniamo all'intrinseche prove, e dall'addotta definizione argomentiamo più di proposito la deformità dell'eresia e la gravità del reato che l'accompagna. La gravezza del male dev'essere scandagliata non v'ha dubbio dalla quantità e qualità di quel bene al quale si oppone; che niuna cosa ha ragione di male che per questa sola opposizione: e quell'azione è di maggior reità infetta, che nata liberamente da ragionevole creatura riesce dannosa a beni maggiori. In quest'aspetto dovete voi rappresentarvi un'Eretico; e dai molti beni, ai quali dichiara guerra implacabile, dovete argomentare la gravità del suo reato; e son sicuro che non penerete molto a giudicarlo di tutti il peggiore.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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