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      So che a fronte di tanti beni perduti non mancano le accattoliche società di vantare la loro felicità: ma io crederò sempre le ciancie de' loro difensori mere imposture e chimere, se non dimostrano per qual'altra strada diversa da quella che ho accennato sinora siano giunte a sì alto grado: e quand'anche giunte vi fossero colla saviezza e rigore dell'umana loro legislazione, nè le crederò mai così sciolte da ogni influsso della cattolica Religione che non ne abbiano profittato moltissimo nel sistemarsi, ed in vista della Divinità che oltraggiano coi loro errori e colle perverse loro massime antivangeliche, colle quali vanno sempre più debilitando i suoi benefici influssi, io riputerò sempre quel bene che vantano un bene assai passeggiero ed incerto, anzi uno de' mali maggiori che possa loro avvenire, se ricevono con questa quella qualunque siasi mercede, che meritar possono quaggiù le oneste azioni degli empj, per pagar poi la pena della loro infedeltà a tempo opportuno o con eterni castighi dopo morte o col totale rovescio d'ogni temporale fortuna anche in vita. Nihil est, diceva S. Agostino(176), infelicius felicitate peccantium, qua poenalis punitur impunitas et mala voluntas, velut hostis interior, roboratur. E si sa che sostenne il grand'Iddio d'Isdraello con gran pazienza anche per molto tempo l'idolatria dello sleale suo popolo, nec statim reddidit, come osserva a questo proposito Lucifero Calaritano(177), sed iterum temporum quo ei placuit tamen reddidit non eis impune idolatriae reatus cedere potuit.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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