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      È vero che S. Martino Turonense con alcuni altri Vescovi della Francia si risentì contro lo zelo imprudente di quei Vescovi che procurarono presso di Massimo la morte di Prisciliano e compagni; ma chi dirà per questo che egli disapprovasse ogni sorta di temporale castigo, egli che fu discepolo di S. Ilario acerrimo persecutor degli Ariani, che tanti tempj ed altari abbruciò degl'idolatri, e che non potendo talvolta colle proprie forze chiamò ed ottenne ajuti superiori dal Cielo per eseguirlo, e colle sue mani stesse rovesciò quell'altare sopra del quale si riscuoteva da un ladro ipocrita un culto indegno? S. Martino altro non disapprovò nel fatto del Vescovo Itacio, che lo zelo imprudente che l'indusse a porgere replicate istanze pel supplicio di quegl'infelici con grave discapito dell'ecclesiastica lenità, e contro lo stile della Chiesa, e ad incrudelire contro chiunque non poteva aver compagno nelle sue violenze. Ce ne assicura Sulpicio Severo, il quale e dice di se stesso, che non avrebbe disapprovato lo zelo d'Idacio o Itacio, se non avesse combattuto più del dovere per pura ambizione di vincere, e di S. Martino dice che apud Treveros constitutus non desinebat increpare Ithacium, ut ab accusatione desisteret; Maximum Imperatorem orare, ut sanguine infelicium Priscilliani & sociorum ejus abstineret: satis superque sufficere, ut Episcopi sententia Haeretici indicati Ecclesiis pellerentur. Novum esse & inauditum nefas, ut causam Ecclesiae judex saeculi judicaret. In altro aspetto non fu mai disapprovato il rigore: e non senza ragione l'Eminentissimo Orsi con molti altri attribuisce quella qualunque felicità temporale, ch'ebbe per qualche tempo fra le sue tirannie Massimo l'usurpatore, e le molte temporali disgrazie che incontrò nel suo governo l'Imperator Graziano, che alla disposizione divina, che per accreditare in questa parte i sentimenti di tutti i buoni Fedeli preparava con quella il meritato castigo all'ereticale perfidia, e puniva con queste quell'inazione colla quale l'Imperator Graziano [152] si era reso spettatore troppo indolente delle calamità della Chiesa(378). Non la pena. adunque di Prisciliano ma la maniera colla quale venne promossa divenne oggetto di disapprovazione pel S. Vescovo: ed in questo aspetto il fatto d'Idacio fu disapprovato anche da S. Leone, il quale per altro parlando nella lettera a Turibio delle pene temporali date ai Priscillianisti tant'è lontano dal riputarle ingiuste, che anzi le dichiara utili e meritevoli d'approvazione, perchè per tal mezzo la moderazion della Chiesa severis christianorum principum constitutionibus adjuvatur, dum ad spirituale nonnunquam recurrunt remedium, qui timent temporale supplicium.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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