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      Chi in vita ha edificato il suo prossimo coll'eroico esercizio d'ogni virtù, è giusto che tramandi ai posteri la gloriosa memoria delle sue gesta per indurli ad imitarle; e perciò con grande avvedimento solleva la Chiesa i suoi eroi all'onor degli altari. Chi con eccessiva baldanza ha oltraggiata in vita la divina ed umana maestà, ed è morto impunito, è giusto che [169] riceva dopo morte il meritato castigo; e giacchè nol può nella persona già trapassata, lo soffra almeno nella proscritta memoria, ond'altri si guardino dall'imitarlo.
      Convengono in ciò le più savie e moltiplicate disposizioni dell'uno e dell'altro governo; e tanti sono gli esempi d'Eretici condannati dopo morte e prima e dopo l'istituzione del S. Officio, che per recarne in dubbio l'equità non vi vuol meno del coraggio di chi è disposto a cozzare con tutti i secoli delle due alleanze. Furono nell'antica abbruciate dal pietoso Giosia l'ossa de' defonti idolatri di Betel: e nella nuova non contenti gli zelanti Pastori d'aver'usate le maggiori diligenze per escludere dal diritto dell'ecclesiastica comunione quelli che si scoprivano morti in quel peccato, per cui subivano attualmente la pubblica penitenza(421); abbiamo fin dal quinto secolo gli atti del secondo Sinodo Costantinopolitano, che condannano il testè mentovato Teodoro di Mopsuestia, e quelli del quarto Lateranense nel duodecimo che fecero abbruciare Almerico in Francia. Fu eseguito lo stesso in tempi a noi più vicini con Armanno in Ferrara, con Vicleffo in Inghilterra, ed ebbero lo stesso trattamento Bucero in Argentina, e Marc'Antonio in Roma: e si sono resi malevadori di queste pratiche non che gli antichi Cristiani così facili a cassare dai sagri dittici i nomi di que' Vescovi, che dopo morte si scoprivano infetti di qualch'errore, ma i Romani ancora gentili che non la perdonavano agli stessi Imperatori, da' quali era stata con inumani costumi avvilita la maestà della loro repubblica, come di Domiziano ci assicura Lattanzio Firmiano, o com'altri vogliono, Lucio Cecilio, di cui dice che non bastò loro d'averlo ucciso, ma domi etiam memoria nominis ejus erasa est, nam cum multa mirabilia opera fabricasset, cum Capitolium aliaque nobilia monumenta fecisset, Senatus ita nomen ejus persecutus est, ut neque immaginum neque titulorum ejus reliquerit ulla vestigia, gravissimis decretis etiam mortuo notam inurens ad ignominiam sempiternam(422). Anche prima di questo tempo Tarquinio Prisco aveva ordinato, che i cadaveri dei suicidi fossero sollevati in croce e lasciati pascolo degli avoltoj a perpetua infamia de' loro nomi(423); e se altrove appesi alle forche non [170] restavano come quelli pascolo degli uccelli rapaci, erano però sotto di quelle sepolti dai carnefici: e restò per tal modo giustificata la condanna de' trapassati dalle costanti disposizioni dell'una e dell'altra legislazione, e non dai soli domestici, ma anche dai fatti stranieri.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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