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      A rendervene persuaso io vi domando in primo luogo, se parlando della moderazione e clemenza, intendete voi di discorrere di virtù così proprie de' sagri ministri, che punto non appartengano agli altri Fedeli. A tutti, risponderete fuor di dubbio, che appartengono, perchè a tutti Gesù Cristo le ha proposte come uno de' più nobili distintivi de' suoi seguaci, e ha detto a tutti: Discite a me quia mitis sum et humilis corde(499). Ma se sono virtù morali, che a tutti convengono, dovranno adunque, ripiglio io, seguitarne i dettami non che i Pastori del divin Gregge, ma tutti i magistrati cattolici: e se è così, rispondete un poco alla nuova inchiesta ch'io vi faccio e ditemi, se la cristiana moderazione e clemenza sono o non sono compatibili ne' tribunali laici colla giustizia vendicativa. Se non lo sono, di quale adunque vorrete voi spogliarli? della lenità? ripugna il precetto di Cristo, che l'ha, come si è detto, ingiunta a tutti in comune, e ripugna l'esperienza medesima, che ce li rappresenta assai più miti e moderati di quelli che vissero ai tempi della barbara gentilità. Del diritto di pronunciare le giuste pene? oltre che con questo ripiego non meno che col primo verreste a spogliarli di una di quelle prerogative, di cui fanno uso senza contrasto, vi si oppone S. Paolo, che della podestà temporale dice assai chiaro, che non sine causa gladium portat(500). È dunque unibile ne' tribunali laici la giustizia punitiva colla cristiana moderazione. Ma se lo è in questi, qual fatale necessità ci obbliga a crederla insociabile negli ecclesiastici?


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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