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      Avete già letto e in questa e nelle passate mie lettere, che fin d'allora restavano privi gli Eretici d'ogni civile commercio, che fin d'allora erano soggetti a pubblica infamia, che si rimproveravano con rigore ed asprezza, e che non si risparmiava il fuoco ai libri di coloro, qui fuerunt curiosa sectati.
      Volete anche segni maggiori, e cercate in que' rimotissimi tempi indizj sicuri di abituali coazioni esteriori, che non men d'adesso frenassero allora i colpevoli coi più solenni corporali castighi? Neppur questi mancarono del tutto in quei primi tempi. L'essere scomunicato allora era per l'ordinario lo stesso ch'essere condannato alle più. terribili corporee vessazioni; non solo perchè d'alcuni de' scomunicati si verificava ciò che del Prefetto della Libia condannato a questa pena racconta S. Basilio(641), che aversandum illum arbitrabuntur omnes ita, ut nec ignis, nec aquae, nec tecti communionem cum illo sint habituri; ma anche perchè per divina straordinaria disposizione imprendeva più volte il Demonio a vessarli nel corpo così orribilmente, che S. Girolamo(642) [270] e S. Gioanni Grisostomo(643) lo chiamano per questo carnefice della cristiana repubblica; ed era lo strazio sì penoso e severo, che S. Paolo parlando de' tormenti dell'Incestuoso di Corinto li paragona alla morte(644): traditus in interitum carnis.
      Coazioni son queste, alle quali appena giunge la Chiesa ai dì nostri assistita dal braccio de' principi secolari; praticate poi da personaggi sì grandi e da uomini adorni della più eroica santità, ed alle loro suppliche accordate da una provvidenza superiore che non ammette macchia o sospetto, non v'è chi possa disapprovarle e crederle irregolari ed ingiuste.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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