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      Un cieco solo può non distinguere il più delle volte chi vinto dal tormento confessa un delitto non suo da quello che esterna una verità che prima non aveva voluto confessare: e sembra più difficile che per questa strada battuta a dovere venga oppresso un innocente per [397] la delicatezza delle sue membra, di quello che si salvi un nerboruto colpevole per la sua robustezza e vigore(879). So che anche questa è cosa malfatta; ma non è colpevole, se è inevitabile: ed è meglio, come rescrisse ad Assiduo Severo Trajano(880), impunitum relinquere facinus nocentis, quam innocentem damnare. Nè questo disgraziato accidente può recar dispiacere agli umanissimi nostri contraddittori, i quali distrutta la pratica de' tormenti s'inoltrano arditi a disapprovare coi Farisei(881), coi Cattari, Valdesi, Anabattisti ed altri Eretici anche ne' delitti comuni la convenienza e giustizia dell'estremo supplicio: e non andrà molto, che cambieranno le carceri in ampj palazzi e deliziosissimi appartamenti, perchè non abbiano i sicarj e i ladri a soffrire la noja dell'angustia del carcere.
      E ciò sia detto in caso che nel S. Officio anche adesso siano in uso la corda, gli zuffoli ed i flagelli o per ricavare dalla bocca di un reo non convinto la confessione del fatto ereticale o per iscoprire i complici o per risapere da chi lo confessa l'interna sua intenzione e credenza, che tanto interessa il tribunale della Chiesa. Degli altri tormenti, che indicano i vostri libri e rami ridicoli, è certissimo, che o non sono mai stati in uso, o se li ha praticati quand'erano a tutti comuni, fuor di proposito ci si oppongono dopo che ha cessato d'usarli.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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