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      E questo è ciò che voglio aggiugnere al nostro carteggio. Nè crediate, che per far questo io debba impiegare molto studio e fatica. Egli non ha fatto altro, come ho detto, che copiare quelli, che avevano scritto prima di lui; ed io ho avuto il piacere di vederlo confutato nelle passate mie lettere anche prima di leggerlo. Altro adunque non mi rimane a fare per vostra maggiore istruzione e vantaggio; che sviluppare il suo sistema da quel laberinto di nojose ripetizioni, enormi imposture e riflessioni inutili, fra i tortuosi giri delle quali ha procurato nasconderlo, perchè comparisca ad una semplice occhiata tutta la sua deformità: indicarvi in appresso i luoghi, ne' quali sono state da me disciolte le sue obbjezioni; e premesso un picciol saggio delle molte incoerenze e contraddizioni, che vi s'incontrano, e che vi scopriranno anche meglio il merito dell'Opera e l'abilità dell'autore, aggiugnere qualche cosa di più a quello, che è stato già detto nella lettera 10., a maggiore schiarimento di quelle testimonianze di antichi Padri e scrittori, che egli crede favorevoli al suo irreligioso sistema. Sarà questo l'argomento della presente mia lettera. Mi riservo poi a parlare in un'altra della mente di S. Agostino, ch'egli dopo Giacomo Picenino ha avuto l'ardire di pretendere favorevole al suo partito, e di negare che sia mai stato difensore di quella discreta e prudente intolleranza, che ho sostenuta finora; ed epilogando in tal modo colle parole di così accreditato maestro quanto ho esposto nel presente [481] carteggio, avrà la presente apologia il suo compimento, ed il contrario sistema riceverà scossa così gagliarda e mortale, che sarà impossibile al Tollerantista Pavese che lo sostenga e rialzi.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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