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      Or queste appunto sono le prove, che S. Agostino porta e ripete sovente in tutti i suoi libri contra i Donatisti per convincerli, che erano ingiuste le lagnanze e querele, che movevano contra i rigori, che i Cattolici avevano impetrato a loro castigo ed a propria giustificazione e salvezza. L'enormità del delitto di eresia e gli immensi danni, che arreca alla Chiesa, li espone diffusamente nel libro 2. contra Petiliano, nel quale rivolgendo contro di lui quelle calunnie e rimproveri, ch'esso a torto faceva ai Cattolici, chiama i Donatisti empj, traditori, omicidi, falsarj, ipocriti, aspidi velenosi, sepolcri aperti, persecutori dei buoni, lupi rapaci e figli del Diavolo; perchè come questi rovinò tutto il genere umano nel Paradiso terrestre, così essi con sedurli uccidono i Fedeli della Chiesa di Dio: Quod tunc Paradisus(1095) hoc nunc Ecclesia: Diaboli ergo filii sunt, qui homines ab Ecclesia seducendo interficiunt. Che poi una tanta empietà e furore non debba andare impunita, lo dice alquanto dopo soggiungendo(1096): Si fieri potest, ut aliquando recte per vim corporalem resistatur violentis; nec ideo praeceptum violetur, quod audimus(1097) a Domino: Ego autem dico vobis; non resistere(1098) malo cur non etiam hoc fieri potest, ut per ordinatas & legitimas potestates de sedibus, quae illicite usurpantur, vel ad injuriam Dei retinentur pius expellat impium, & justus injustum? e scrivendo a Bonifacio, accenna anche meglio il dovere che hanno i sovrani di stendere il loro braccio a queste vendette, e pazzi dichiara coloro, che fossero per credere diversamente.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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