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      Nondum erant ista deliramenta, sed contra haec futura jam tunc illa parabantur exempla. Così si ride egli, è disprezza le ciance del nostro. autore e dei Donatisti e dà indi le più sode risposte per confutarle.
      Resterebbe ora a dileguarsi lo scrupolo preso dalla libertà, il quale non meno dell'autore Pavese è stato una volta il più frequente rifugio dell'Eretico Donato, che, come riferisce S. Agostino(1145), non si stancava di ripetere, che voleva spropositare a suo modo, e rovinarsi a capriccio, se non restasse rilevata abbastanza la mente di S. Agostino su questo punto nelle passate mie lettere: siccome però nella risposta, ch'egli da a Petiliano(1146), epiloga molte cose, che nel passato carteggio io ho esposte colle sue stesse parole; così credo bene, diffusa com'è, di tutta trascriverla in questo luogo intieramente. Ad Fidem quidem, così risond'egli all'accennato argomento, nullus est cogendus [511] invitus; sed per severitatem, immo et per misericordiam Dei tribulationum flagellis solet perfidia castigari. Numquid quia mores optimi libertate voluntatis eligutur, ideo mores pessimi non legis integritate puniuntur? Sed tamen male vivendi ultrix disciplina praepostera est; nisi cum praecedens bene vivendi doctrina contemnitur. Si quae igitur adversus vos leges constitutae sunt, non eis bene facere cogimini, sed male facere prohibemini. Num bene facere nemo poteriti, nisi elegerit, nisi amaverit, quod est in libera voluntate; timor autem poenarum, etsi nondum habet delectationem bonae concientiae, saltem intra [claustra cogitationis coercet malam cupiditatem.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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