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      AVVERTENZA
     
      Procaccia pure che la tua favèlla sia grata per la buona scelta delle espressioni e per l'opportuna modulazione della voce. Chi parla amabilmente allètta quelli che l'ascoltano, e quindi, allorchè tratterassi di persuaderli al bène o rimuoverli dal male, avrà più potenza su loro. Siamo obbligati di perfezionare tutti gli stromènti che Dio ci dà per giovare a' nostri simili; e quindi anche il mòdo di significare i nòstri pensièri.
      Fra i molti vizi di pronunzia della lingua italiana che odonsi di continuo in bocca d'Italiani e che andremo brevemente accennando, il più grave di tutti, a parer nostro, si è quello di non saper dare alle vocali e ed o, e alle consonanti s e z i loro giusti suoni. - Nel qual vizio mai non cadono i Toscani ammaestrati dalla balia, che in questa, come in altre cose di lingua, la sa più lunga assai dei grammatici colle loro regole ed infinite eccezioni.
      Avendo infatti le due vocali e ed o un suono aperto e l'altro chiuso, e le due consonanti s e z un suono dolce ed uno gagliardo, per lo scambio di questi suoni le parole italiane di cui quelle lettere fanno parte, non solamente perdono quel grado di forza e di dolcezza che è loro proprio, ma spesso ricevono un significato contrario al senso del discorso ed alla intenzione dello scrittore.
      In prova di ciò, prendansi per esempio le parole accetta - botte - razza - fuso nelle quali entrano le quattro lettere prenotate.
      Se si pronunzierà la e della parola accetta come suona nei monosillabi me te ecc., cioè stretta, questa parola indicherà lo strumento da spaccar legna; se invece sarà pronunziata larga la vocale e come in spera, sfera, primavera, in tal caso la parola accetta sarà la terza persona singolare del presente indicativo dal verbo accettare.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873, pagine 79

   





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