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      I tèmpi più corrotti sono quelli in cui più si mènte. Allora la diffidènza generale, la diffidènza fino tra padre e figlio; allora l'intemperante moltiplicazione delle protèste, de' giuramenti e delle perfidie; allora nella diversità delle opinioni politiche, religiose ed anche soltanto letterarie un continuo stimolo ad inventar fatti ed intenzioni denigranti contro l'altra parte; allora la persuasione che sia lecito deprimere in qualunque mòdo gli avversarii; allora la smania di cercare testimonianze contro altrui e, trovàtene di tali la cui leggerezza e falsità, è manifèsta l'impegnarsi a sostenerle, a magnificarle, a finger di crederle valevoli. Coloro che non hanno semplicità di cuòre stimano sèmpre doppio il cuòre altrui. Se uno che loro non piaccia, parla, pretèndono che tutto sia detto da lui a mal fine; se uno che loro non piaccia, prèga, o fa elemòsina: ringraziano il cièlo di non èssere ipòcrita come lui.
      Tu, sebbèn nato in secolo in cui il mentire ed il diffidare con eccèsso sono còsa sì comune, tiènti egualmente puro da que' vizi. Sii generosamente disposto a credere alla verità altrui, e s'altri non crede alla tua non adirartene; ti basti che splenda
     
      Agli òcchi di Colui che tutto vede.
     
     
     
      CAPO TERZO.
     
      Religione.
     
      Ponèndo per fermo che l'uòmo è dappiù del bruto e ch'egli ha in sè alcun che di divino, dobbiamo aver somma stima di tutti que' sentimenti che valgono a nobilitarlo: ed essèndo evidènte che niun sentimento tanto lo nobilita quanto d'aspirare, malgrado le sue misèrie, alla perfezione, alla felicità, a Dio, fòrz'è riconoscere l'eccellènza della religione e coltivarla.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79

   





Colui Dio