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      Quest'amore comprènde quasi ogni umano prègio ed è fino parte essenzialissima dell'amore che dobbiamo a Dio, siccome da parecchi sublimi passi de' Libri Sacri e notabilmente da questo:
      Il re dirà a coloro che saranno a sua dèstra: Venite, o benedetti dal Padre mio, possedete il regno a voi preparato sin dalla costruzione del mondo. Ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere; fui stranièro, e m'accoglieste; nudo, e mi copriste; infermo, e mi visitaste; carcerato, e veniste a me. Allora gli risponderanno i giusti dicèndo: Signore, e quando ti vedemmo noi famèlico, e ti pascemmo? sitibondo, e ti demmo da bere? quando vedemmoti stranièro, e t'accogliemmo? e nudo e ti coprimmo? e quando vedemmoti infermo od in carcere, e venimmo a te? E rispondendo il re, dirà loro: Sì, vi dico: ogni vòlta che ciò faceste ad uno di questi mièi fratèlli, per quanto picciolo fosse, a me il faceste (Matt. c XXV).
      Formiamoci dell'uòmo un tipo elevato nella mente e procacciamo d'assomigliarci a lui. Ma che dico? il tipo ci è dato dalla nòstra religione; e oh di qual eccellènza! Colui ch'ella ci offre da imitare è l'uòmo fòrte e mansuèto in sommo grado. - il nemico irreconciliabile dell'oppressione e dell'ipocrisia, - il filantropo che tutto perdona, fuòrchè la malvagità impenitènte, - quegli che può vendicarsi e non vuole, - quegli che s'affratèlla a' pòveri e non imprèca a' fortunati della tèrra, purchè si rammentino èssere fratèlli de' pòveri, - quegli che non valuta gli uomini dal loro grado di sapere o di prosperità, ma dagli affètti del cuòre o dalle azioni.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79

   





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