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      Vedi in Italia, od in Germania, un altro spettacolo: uomini vivènti sotto divèrse leggi e divenuti quindi pòpoli divèrsi, talvolta costretti a guerreggiare un contro all'altro. Ma parlano, od almeno scrivono tutti la stessa lingua; onorano avi comuni, si glòriano della medesima letteratura; hanno gusti consimili, un altèrno bisogno d'amicizia, d'indulgènza, di conforti. Questi motivi li fanno tra loro più pii, più concitati a gare gentili.
      L'amor patrio, e quando si applica ad un paese vasto e quando si applica ad un piccolo, è sèmpre sentimento nòbile. Non v'è parte d'una nazione che non abbia le sue pròprie glòrie: principi che le diedero potènza relativa, più o meno considerevole; fatti stòrici memorabili; istituzioni buòne; importanti città; qualche onorevole impronta dominante nell'indole; uòmini illustri per coraggio, per politica, per arti e sciènze. Vi sono quindi anche ad ognuno ragioni di amare con qualche predilezione la nativa provincia, la nativa città, il nativo borgo.
      Ma badisi che l'amor patrio, tanto ne' più ampli suòi circoli, quanto ne' più ristretti, non facciasi consistere nel vano insuperbire d'essere nato in quella terra, e nel covare indi òdio contro altre città, contro altre province, contro altre nazioni. Un patriotismo illiberale, invido, feroce, invece d'èssere virtù, è vizio.
     
     
     
      CAPO NONO.
     
      Vero patriota.
     
      Per amare la patria con vero alto sentimento dobbiamo cominciare da darle in noi medesimi tali cittadini di cui non abbia ad arrossire, di cui abbia anzi ad onorarsi.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79

   





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