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      Ma invece è la virtù di mantenere, anche nelle ricchezze, uno spirito umile e non nemico della povertà, non incapace di tollerarla se venisse, non incapace di rispettarla in altrui. Virtù che esige tutt'altro che sciocchezza; virtù che non può scaturire se non da elevazione d'animo e sapiènzaVuòi tu coltivare l'anima tua? dice Sèneca; vivi pòvero, o come se povero tu fossi.
      Nel caso che tu cadessi in miseria, non pèrder coraggio. Fatica per vivere e senza vergognarti. Il bisognoso può èssere uòmo stimabile quanto colui che lo aiuta. Ma allora sappi rinunziare di buòna grazia alle consuetudini della ricchezza: non offerite il ridicolo e misèrando spettacolo d'un pòvero supèrbo che non vuole assumere queste virtù sommamente conveniènti al pòvero: ma una dignitosa umiltà, una stretta economia, una paziènza invitta nel lavoro, una amabile serenità di mente ad onta dell'avvèrsa fortuna.
     
     
     
      CAPO VIGESIMOSESTO.
     
      Rispètto alla sventura. - Beneficènza.
     
      Onore a tutte le onèste condizioni umane e quindì ai pòveri! purchè rivolgano la loro sventura al miglioramento di sè stessi, purchè non presumano che il patire li autorizzi ai vizi e alla malevolènza.
      Tuttavia non èssere rigoroso nel giudicarli. Abbi pietà anche de' pòveri in cui prevalgano talora impaziènza e rabbia. Pensa èssere durissima còsa il patire stènti in una via od in un tugurio, mentre a pòchi passi dell'addolorato passano uòmini egregiamente vestiti e pasciuti. Perdonagli se ha debolezza di mirarti con livore, soccorri al suo bisogno, purchè è uòmo.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79

   





Sèneca