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      Ma principalmente se tu vedi il mèrito opprèsso, ti adòpera con tutte le fòrze a rialzarlo: o se ciò non puòi, t'adòpra almeno a consolarlo ed a rèndergli onore.
      Arrossire di mostrare stima al disgraziato onèsto è la più indegna delle viltà. La troverai pur tròppo comune; sii tanto più vigilante a non lasciarti infettare da essa mai.
      Quand'uno è infelice, i più propèndono a dargli tòrto, a supporre che i suòi nemici abbiano donde vilipenderlo e tormentarlo. Se quegli scagliano una calunnia per giustificar sè ed infamar lui, quella calunnia, avesse pur tutte le inverisimiglianze, suòl venire accòlta e ripetuta crudelmente. I pòchi che s'affaticano a dissiparla son di rado ascoltati. Sembra che la maggiorità degli uòmini sia felice quando può credere al male.
      Abbi orrore di quella sciagurata tendènza. Laddove suònano accuse, non isdegnare d'ascoltare le difese. E s'anco difese non s'òdano, sii tu medesimo tanto generoso da congetturarne alcuna. Non prestar fede alla colpa, se non quando è manifèsta; ma bada che tutti coloro che odiano, pretendono èssere manifesta più di una colpa che tale non è. Se vuòi essere giusto, non odiare: la giustizia degli odianti è rabbia di farisèi.
      Dacchè la sventura ha colpito uno, fosse egli stato tuo nemico, foss' egli stato un devastatore della tua patria, guardare con supèrbo trionfo la sua miseria è villania. Se opportunità lo richiède, parla de' suoi torti, ma con meno veemènza che nel tèmpo della sua prosperità; parlane anzi con pia attenzione di non esagerarli, di non separarli dai meriti che in quel mortale pur brillarono.


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Dei doveri dell'uomo
di Silvio Pellico
Casa Editrice Italiana Milano
1873 pagine 79