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      Chi poteva impedirmi d'immaginarmela più bella e più infelice che colpevole, nata per la virtù, capace di ritornarvi, s'erasene scostata? Chi potrebbe biasimarmi s'io m'inteneriva udendola, s'io l'ascoltava con venerazione, s'io pregava per lei con un fervore particolare?
      L'innocenza è veneranda, ma quanto lo è pure il pentimento! Il migliore degli uomini, l'uomo-Dio, sdegnava egli di porre il suo pietoso sguardo sulle peccatrici, di rispettare la loro confusione, d'aggregarle fra le anime ch'ei più onorava? Perché disprezziamo noi tanto la donna caduta nell'ignominia?
      Ragionando così, fui cento volte tentato di alzar la voce e fare una dichiarazione d'amor fraterno a Maddalena. Una volta avea già cominciato la prima sillaba vocativa: "Mai!...". Cosa strana! il cuore mi batteva, come ad un ragazzo di quindici anni innamorato; e sì ch'io n'avea trentuno, che non è più l'età dei palpiti infantili.
      Non potei andar avanti. Ricominciai: "Mad!... Mad!...". E fu inutile. Mi trovai ridicolo, e gridai dalla rabbia: "Matto! e non Mad!".
     
      CAPO XII
     
      Così finì il mio romanzo con quella poveretta. Se non che le fui debitore di dolcissimi sentimenti per parecchie settimane. Spesso io era melanconico, e la sue voce m'esilarava: spesso, pensando alla viltà ed all'ingratitudine degli uomini, io m'irritava contro loro, io disamava l'universo, e la voce di Maddalena tornava a dispormi a compassione ed indulgenza.
      Possa tu, o incognita peccatrice, non essere state condannata a grave pena! Od a qualunque pena sii tu stata condannata, posse tu profittarne e rinobilitarti, e vivere e morir care al Signore!


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
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