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      Bravo!
      gridò il caporione con urlo stentoreo "questa volta torno ad aver qualche stima della tua zucca."iIo non insuperbiva molto d'essere solamente reputato alquanto meno mascalzone di loro; eppure provava una specie di gioia, che que' disgraziati si ricredessero circa l'importanza di coltivare i sentimenti benevoli.
      Mossi l'imposta della finestra, come se tornassi allora. Il caporione mi chiamò. Risposi, sperando che avesse voglia di moralizzare a modo mio. M'ingannai. Gli spiriti volgari sfuggono i ragionamenti serii: se una nobile verità traluce loro, sono capaci di applaudirla un istante, ma tosto dopo ritorcono da essa lo sguardo, e non resistono alla libidine d'ostentar senno ponendo quella verità in dubbio e scherzando.
      Mi chiese poscia s'io era in prigione per debiti.
      No.
      Forse accusato di truffa? Intendo accusato falsamente sa.
      Sono accusato di tutt'altro.
      Di cose d'amore?
      No.
      D'omicidio?
      No.
      Di carboneria?
      Appunto.
      E che sono questi carbonari?
      Li conosco così poco che non saprei dirvelo.
      Un secondino c'interruppe con gran collera, e dopo d'aver colmato d'improperii i miei vicini si volse a me colla gravità non d'uno sbirro, ma d'un maestro, e disse: "Vergogna, signore! degnarsi di conversare con ogni sorta di gente! Sa ella che costoro son ladri?".
      Arrossii e poi arrossii d'aver arrossito, e mi parve che il degnarsi di conversare con ogni specie d'infelici sia piuttosto bontà che colpa.
     
      CAPO XIV
     
      Il mattino seguente andai alla finestra per vedere Melchiorre Gioia, ma non conversai più co' ladri.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
pagine 201

   





Melchiorre Gioia