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      Viltà! viltà! Che importa il baldanzoso vigore d'opinioni accreditate, ma senza fondamento? È vero che uno zelo intempestivo è indiscrezione, e può maggiormente irritare chi non crede. Ma il confessare con franchezza, e modestia ad un tempo, ciò che fermamente si tiene per importante verità, il confessarlo anche laddove non è presumibile d'essere approvato, né d'evitare un poco di scherno, egli è preciso dovere. E siffatta nobile confessione può sempre adempirsi, senza prendere inopportunamente il carattere di missionario.
      Egli è dovere di confessare un'importante verità in ogni tempo, perocché se non è sperabile che venga subito riconosciuta, può pure dare tal preparamento all'anima altrui, il quale produca un giorno maggiore imparzialità di giudizi ed il conseguente trionfo della luce.
     
      CAPO XXII
     
      Stetti in quella stanza un mese e qualche dì. La notte dai 18 ai 19 di febbraio (1821) sono svegliato da romore di catenacci e di chiavi; vedo entrare parecchi uomini con lanterna: la prima idea che mi si presentò, fu che venissero a scannarmi. Ma mentre io guardava perplesso quelle figure, ecco avanzarsi gentilmente il conte B., il quale mi dice ch'io abbia la compiacenza di vestirmi presto per partire.
      Quest'annunzio mi sorprese, ed ebbi la follia di sperare che mi si conducesse ai confini del Piemonte. Possibile che sì gran tempesta si dileguasse così? Io racquisterei ancora la dolce libertà? Io rivedrei i miei carissimi genitori, i fratelli, le sorelle?
      Questi lusinghevoli pensieri m'agitarono brevi istanti.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
pagine 201

   





Piemonte