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      Ma se non ode questa cantilena, sarà segno che o non sono io, o vengo accompagnato. In tal caso non si fidi mai di tenere alcuna carta nascosta, perché potrebb'esservi perquisizione, ma se ne avesse una, la stracci sollecitamente e la getti dalla finestra."
      State tranquillo: vedo che siete accorto, e lo sarò ancor io.
      Eppure ella m'ha dato della bestia.
      Fate bene a rimproverarmelogli dissi stringendogli la mano. "Perdonate."
      Se n'andò, e lessi:
      Sono...
      e qui diceva il nome "uno dei vostri ammiratori: so tutta la vostra Francesca da Rimini a memoria. Mi arrestarono per..." e qui diceva la causa della sua cattura e la data "e darei non so quante libbre del mio sangue per avere il bene d'essere con voi, o d'avere almeno un carcere contiguo al vostro, affinché potessimo parlare insieme. Dacché intesi da Tremerello" così chiameremo il confidente "che voi, signore, eravate preso, e per qual motivo, arsi di desiderio di dirvi che nessuno vi compiange più di me, che nessuno vi ama più di me. Sareste voi tanto buono da accettare la seguente proposizione, cioè che alleggerissimo entrambi il peso della nostra solitudine, scrivendoci? Vi prometto da uomo d'onore, che anima al mondo da me nol saprebbe mai, persuaso che la stessa secretezza, se accettate, mi posso sperare da voi. - Intanto, perchè abbiate qualche conoscenza di me, vi darò un sunto della mia storia, ecc."
      Seguiva il sunto.
     
      CAPO XXXIV
     
      Ogni lettore che abbia un po' d'immaginativa capirà agevolmente quanto un foglio simile debba essere elettrico per un povero prigioniero, massimamente per un prigioniero d'indole niente affatto selvatica, e di cuore amante.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
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Francesca Rimini Tremerello