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      Di lì non so se ad un'ora o più ore, mi desto a mezzo, ma appena ho tempo di buttarmi vestito sul letto, e ridormo sino all'aurora. Fui sonnolento ancor tutto il giorno; la sera mi coricai presto, e dormii l'intera notte. Qual crisi erasi operata in me? Lo ignoro, ma io era guarito.
     
      CAPO XLVII
     
      Cessarono le nausee che pativa da lungo tempo il mio stomaco, cessarono i dolori di capo, e mi venne un appetito straordinario. Io digeriva eccellentemente, e cresceva in forze. Mirabile Provvidenza! ella m'avea tolto le forze per umiliarmi; ella me le rendea perché appressavasi l'epoca delle sentenze, e volea ch'io non soccombessi al loro annunzio.
      Addì 24 novembre, uno de' nostri compagni, il dottor Foresti, fu tolto dalle carceri de' Piombi e trasportato non sapevam dove. Il custode, sue moglie ed i secondini erano atterriti; niuno di loro volea darmi luce su questo misteroE che cosa vuol ella sapere,
      diceami Tremerello "se nulla v'è di buono a sanare? Le ho detto già troppo, le ho detto già troppo."
      Su via, che serve il tacere?
      gridai raccapricciando "non v'ho io capito? Egli è dunque condannato a morte?"
      Chi?... egli?... il dottor Foresti...
      Tremerello esitava; ma la voglia di chiacchierare non era l'infima delle sue virtù.
      Non dica poi che son ciarlone; io non volea proprio aprir bocca su queste cose. Si ricordi che m'ha costrettoSi, sì, v'ho costretto; ma, animo! ditemi tutto Che n'è del povero Foresti?
      Ah, signore! gli fecero passare il ponte de' Sospiri! egli è nelle carceri criminali! La sentenza di morte è state letta a lui e a due altri.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
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