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      Se allora io sarei morto degnamente, Dio solo il sa. Non mi stimo abbastanza da affermarlo.
      Intanto la verisimile vicinanza della morte fermava su questa idea siffattamente la mia immaginazione, che il morire pareami non solo possibile, ma significato da infallibile presentimento. Niuna speranza d'evitare questo destino penetrava più nel mio cuore, e ad ogni suono di pedate e di chiavi, ad ogni aprirsi della mia porta, io mi dicea: "Coraggio! forse vengono a prenderti per udire la sentenza. Ascoltiamola con dignitosa tranquillità, e benediciamo il Signore".
      Meditai ciò ch'io dovea scrivere per l'ultima volta alla mia famiglia, e partitamente al padre, alla madre, a ciascun dei fratelli, e a ciascuna delle sorelle; e volgendo in mente quelle espressioni d'affetti sì profondi e sì sacri, io m'inteneriva con molta dolcezza, e piangeva, e quel pianto non infiacchiva la mia rassegnata volontà.
      Come non sarebbe ritornata l'insonnia? Ma quanto era diversa dalla prima! Non udiva né gemiti né risa nella stanza; non vaneggiava né di spiriti né d'uomini nascosti. La notte m'era più deliziosa del giorno, perché io mi concentrava di più nella preghiera. Verso le quattr'ore io solea mettermi a letto, e dormiva placidamente circa due ore. Svegliatomi, stava in letto tardi per riposare. M'alzava verso le undici.
      Una notte, io m'era coricato alquanto prima del solito ed avea dormito appena un quarto d'ora, quando, ridesto, m'apparve un'immensa luce nella parete in faccia a me. Temetti d'esser ricaduto ne' passati delirii; ma ciò ch'io vedeva non era un'illusione.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
pagine 201

   





Dio