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      Avrei voluto poter versare un mare di sangue, per punire questa sognata inumanità.
      Or che giudico pacatamente, non la trovo verisimile. Quel ritardo non nacque, senza dubbio, da altro che da noncuranza.
      Furibondo qual io era, fremetti udendo che i miei compagni si proponeano di far la Pasqua prima di partire, e sentii ch'io non dovea farla, stante la niuna mia volontà di perdonare. Avessi dato questo scandalo!
     
      CAPO LV
     
      Il commissario giunse alfine di Germania, e venne a dirci che fra due giorni partiremmo.
      Ho il piaceresoggiunse "di poter dar loro una consolazione. Tornando dallo Spielberg, vidi a Vienna S.M. l'Imperatore, il quale mi disse che i giorni di pena di lor signori vuol valutarli non di 24 ore, ma di 12. Con questa espressione intende significare che la pena è dimezzata."
      Questo dimezzamento non ci venne poi mai annunziato officialmente, ma non v'era alcuna probabilità che il commissario mentisse; tanto più che non ci diede già quella nuova in segreto, ma conscia la Commissione.
      Io non seppi neppur rallegrarmene. Nella mia mente erano poco meno orribili sett'anni e mezzo di ferri, che quindici anni. Mi pareva impossibile di vivere sì lungamente.
      La mia salute era di nuovo assai misera. Pativa dolori di petto gravi, con tosse, e credea lesi i polmoni. Mangiava poco, e quel poco nol digeriva.
      La partenza fu nella notte tra il 25 ed il 26 marzo. Ci fu permesso d'abbracciare il dottor Cesare Armari nostro amico. Uno sbirro c'incatenò trasversalmente la mano destra ed il piede sinistro, affinché ci fosse impossibile fuggire.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
pagine 201

   





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