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      Da angoscia pių abbattute!
     
      Un giorno alfine, oh fortunato giorno!
      Nunzio ne venne che sariane schiusoDella comun preghiera ivi il soggiorno:
     
      E tratto per brev'ora allor dal chiuso,
      Rividi il tabernacolo, ove albergaColui che in ciel di gloria č circonfuso.
     
      Tempio quello non č ch'ardito s'ergaSovra eccelse colonne, e in maraviglia,
      Quasi reggia celeste, i cuori immerga.
     
      Poco pių che a magione umėl somiglia,
      E pur ivi m'invase quel tremoreChe per solenne ossequio all'uom s'appiglia;
     
      E per quell'ara palpitai d'amore,
      Come mai palpitato io non avea,
      E in ver sentii ch'ivi sedea il Signore!
     
      Brev'ora fu, ma pure indi io sorgeaTrasmutato in altr'uom, portando in seno
      Il Salvator che i mesti accoglie e bea.
     
      E tale in que' momenti era il balenoDella luce divina in me raggiante,
      Che il patir mi parča di gioia pieno,
     
      E leve il ferro mi parea alle piante.
     
      Oh di Spielbergo semplice chiesuola,
      Ove non s'alzan preci altre giammai,
      Che del mortal che cingesivi la stola,
      E di viventi infra catene e guai,
      Ah, in te risplende pur Quei che consola!
      Quei, che del fiacco non respinge i lai!
      Quei, che l'amaro calice accettando,
      Com'uomo il rimovea raccapricciando!
     
      Con qual desėo la settima festivaAurora io nel mio carcere attendea!
      Per sei giorni in mestizia illanguidiva,
      O la mente pensosa egra fervea,
      E talor preda sė di larve giva,
      Che il lume di ragion perder temea:
      In quell'ore io talvolta Iddio cercava,
      E, inorridisco in dirlo! io nol trovava.
     
      Ma il giorno del Signor rivedea alfine,
      E mettea lieto suon la pia campana,
      E a söavi pensier l'alme fea chine,


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





Salvator Spielbergo Quei Iddio