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      Ch'io con altre dolci alme avea divisi!
     
      Gratitudin destavanmi gli umaniChe generosi mi plaudeano intorno,
      Ma i plausi lor pur rïuscianmi vani.
     
      In sì frequente di dolor ritorno,
      Il loco ove ogni dì forza racquisto
      È quel dove le sante are han soggiorno:
     
      Ogni mattin là prono a' piè di Cristo
      Breve, benefic'ora io volger amo,
      Ed esco allor più dolcemente tristo,
     
      E conformarmi al divin cenno io bramo.
     
      Entro i templi, pari al volgo,
      Di prostrarti non vergogni?
      Lascia, stolto, i vieti sogni:
      Sol ne' sensi è verità.
      Pari a noi, sii glorïosaDel tuo secolo facella:
      Al pensar de' forti appellaLa crescente umanità".
     
      Al pensare de' forti l'appello;
      Forti son que' che regge l'Eterno:
      Molti errori nel volgo discerno,
      Ma non quando umil viene all'altar;
      Ma non quando suoi falli ripensa;
      Ma non quando li lava col pianto;
      Ma non quando de' Santi nel Santo
      Alza i lumi, e lo vuol seguitar".
     
      D'un Iddio pur si favelli;
      Ma di templi, ma di riti,
      Ma di spiriti contritiFastidito è il pensator.
      Basta a gloria delle gentiPredicar virtù civile,
      Maledir ogni opra vile,
      Intimar fraterno amor".
     
      Ch'altro grida la voce dell'Ara,
      Che civili, fraterne virtuti?
      Fiacchi sono del senno gli aiuti,
      Se l'Eterno virtù non impon.
      D'uomo il senno ch'a Dio non s'elevaCon qual dritto imporrà sacrifici?
      Senza Dio l'uom ne' giorni infeliciRuba, insidia, trucida a ragion".
     
      Se adorar si vuole un Nume,
      Sieno semplici omai l'are;
      Vane pompe ad esecrareNe consiglia l'Evangel:
      Volgi l'alma a culto novo;
      Il vetusto s'abbandoni:
      Non più incensi, effigie, suoni;
      Ma qui l'uom, là il Re del ciel".


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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