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      Che lor mostra quant'ei si dilettiDi cercarli, di starsi fra lor.
     
      Oh nel moltiplicar tuoi benefici,
      Ricca d'industrie amabili e sublimi,
      Religļon che a' tuoi sinceri amiciCon sģ söavi grazie amore esprimi!
      Religļon, che pur ne' tuoi nemiciA lor dispetto meraviglia imprimi!
      Religļon d'imperscrutati veri,
      Bella in tuoi grandi lampi e in tuoi misteri!
     
      Splendono innumerati i santi modiCon che rammenti agli uomini il Signore,
      Con che il Signor medesmo offerir godiAlla vista de' popoli ed al core;
      A te non basta in mezzo a preci e lodiSull'ara alzar la diva Ostia d'amore;
      Fuor de' delubri, tu la traggi, e in pieFeste l'elčvi per le dense vie.
     
      Perchč iroso talun le venerandeProcessioni con ribrezzo guata?
      Perchč immagina ei tutta in miserandeCure avvolta la turba ivi adunata?
      In ogni loco, ottusa al Bello, al GrandeLangue, č ver, pił d'un'alma sciagurata,
      Ma gente č pur che il Grande, il Bello ancoraSente con forza, e, quando sente, adora.
      Alme sono, in cui ragioneEd amante fantasia
      Tal serbarono armoniaChe abbellisce ogni pensier:
      Chi ragion vuol tutta geloSenza slanci, senza affetto,
      Tarpa l'ali all'intelletto,
      Non s'innalza fino al ver.
     
      Tutto Ciņ che santo brilla,
      Che divelle dalla creta,
      Che solleva ad alta meta,
      Dobbiam credere ed amar:
      D'infelici sprezzatoriNon confondaci lo scherno:
      Vile sforzo č dell'infernoogni cosa dissacrar.
     
      Quali volge a noi la Chiesa
      Rimembranze in tutti riti?
      Son materni, dolci invitiA speranza ed a fervor.
      Il Signor quando discende,
      Quando incede in mezzo a noi,
      Chiede amore a' figli suoi,


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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