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      Che obblïato il mendico non pera,
      Che al drappel de' pupilli innocentiCi affrettiam pane e lagrime a dar.
     
      Debit'è doloroso, tremendo!
      Ma gagliarda è la mente dell'uomo:
      S'è con Dio, da che mai sarà domo?
      Patirà, ma con forza immortal.
      Ei con Dio? Chi di noi fia con esso?
      Tutti il siam, sebben consci di colpe;
      Se il piè nostro da lor retrocesso,
      Oggi a vie di giustizia risal;
     
      Se d'aïta siam prodighi a tutti,
      S'alto amore in nostr'alme ragiona,
      Se il nemico al nemico perdona,
      Se discordia civil più non v'è;
      Se, coll'opre le preci alternando,
      Più null'uom d'esser pio si vergogna,
      Se sparisce lo scherno nefandoChe alla croce vii guerra già fe'!
     
      Eleviam fra le lagrime i cuori,
      Sosteniamo gli scossi intelletti:
      Siam colpiti, ma non maladetti;
      Man paterna è la man del Signor.
      Noi felici, ove questa procellaDa colpevol letargo ci desti!
      Noi felici, ove gli animi impellaA bei fatti, a sublime fervor!
     
      Dopo noi sorgerà dignitosaIn Piemonte di forti una schiatta,
      Che a benefiche gare fia trattaDall'esempio che i padri lor dier:
      Ed allora a que' nobili figliCon amor dalle stelle arridendo,
      I lor genii sarem ne' perigli,
      Sarem luce a' lor santi voler!
     
     
     
      CESSATO IL COLERA.
     
      Cumque quaesieris ibi Dominum Deum
      tuum, invenies cum, si tamen totocorde quaesieris, et tota tribulatione
      animae tuae.
      (Deut. 4. 29).
     
     
      Crëato spirto che al mio fral sei vita,
      Potenze tutte onde m'esulta il core,
      Alziamo, alziam di gaudio inteneritaVoce al Signore!
     
      Dal ciel suoi doni sulla terra effuse,
      Noi li obblïammo, e ripetè i suoi doni:
      Ci flagellò, ma ne' flagelli incluse


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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