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      Il vil, cinico riso,
      L'epicurea mollizie,
      Il duro stoico viso;
      In tutte scuole un'invidaDi laudi fame e d'or;
      Sul labbro la giustizia,
      L'iniquità nel cor.
     
      E si squarciò dagli omeriNel suo corruccio il manto;
      Gettò i volumi turgidi,
      Scevri per lui d'incanto,
      E con profondo-gemitoDisse: - "Non v'è quaggiù
      Luce che guidi i miseriA verità e virtù!".- -
     
      Evvi!
      gli grida un provvidoVecchio che i lagni udìa.
      Giustin lo mira attonito,
      Poi dice: "No! follìa!" -
      Follìe ti svolser. gli uomini
      (L'altro risponde allor);
      Leggi quest'alte pagine!" -
      Chi le dettò?
      - "Il Signor!"
     
      Tra speranzoso e increduloGiustin quel libro afferra:
      Le carte eran profeticheChe a tutti error fan guerra,
      Che svelan ne' primordiiD'umanità il fallir,
      Poi l'empio Giuda e il Gòlgota,
      E d'un Iddio il patir.
     
      Gli sconosciuti oracoliIl dubitante aperse,
      E d'Isaia nel canticoLo spirito sommerse.
      Legge: - Ascoltate, o popoli,
      D'ira divina il suon:
      Io Re del Ciel, di vittimeInfastidito io son.
     
      Incensi ed inni perfidiIl mio intelletto abborre:
      Premio di voti ipocritiNon mai sperate côrre;
      Sangue le mani grondano,
      E voi le alzate a me?
      Tergetele, o miei fulminiDiran che Dio ancor è!
     
      Pur se le destre s'ergonoSincere a me tuttora,
      Se rei pensier non serbanoPiù in vostro cor dimora,
      Se torna altrui beneficoDe' figli miei l'oprar,
      Credete voi ch'io sappiaMiei figli sterminar?
     
      Oh! se a pupilli e vedoveEsser vi veggio scampo,
      Venite a me: le folgoriNon seguiranno il lampo:
      E fosser come porporaSanguigne l'alme pur,
      Al par di neve candideLe rivedrà il futur!
     
      Quelle or minaci or tenere


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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