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      Parole d'un Iddio
      Scosser Giustino, ed avidoLe carte allor seguìo;
      E giorno e notte al misticoLibro lungh'ore ei diè:
      Novi conobbe gaudii;
      Amò, sperò, credè.
     
      A mastri e condiscepoliDe' suoi passati errori,
      Move, ed in pria l'accolgonoCon risi e con furori:
      Stupiscon poi del placidoSuo forte ragionar;
      Miransi, e forse pensano:
      Filosofo ancor par
      .
     
      Ed ei coll'invincibilePossa del dir verace
      Eccita santi anelitiDi carità e di pace:
      Più d'un mortal da glorieSuperbe visto fu
      Trar con Giustino all'umileScïenza di Gesù.
     
      Invano, invan rammentanoVigliacchi amici al forte,
      Che della Croce ai nunziiLeggi minaccian morte:
      Invano a lui, se i viziiS'ostina a maledir,
      Tremanti vaticinanoScherno, prigion, martir.
     
      - "Oh mal pietosi e timidi!
      Risponde al caro stuolo,
      Sappiate che un orribileMartirio esecro solo,
      Quel che patii nel miseroMio giovanile error,
      Quando tra fedi varieMi vacillava il cor.
     
      Al vero nata l'animaNel dubitar si snerva;
      Quindi a sospetti ignobiliFatta ogni dì più serva,
      Discrede l'amicizia,
      Discrede ogni virtù;
      Nessun eccelso palpitoSuoi giorni abbella più.
     
      Ma, dacchè i vili dubbiiCacciai dall'intelletto,
      E potei diva accogliereFilosofia nel petto,
      Dacchè imparai qual abbiaLa vita alto valor,
      E affratellato agli uominiConobbi il Redentor;
     
      Io da quel dì mi pascoloDi forza e di speranza,
      E questa è gioia intrinsecaChe tutte gioie avanza:
      Il vivere emmi grazia,
      Grazia mi fia il morir;
      Uom mi potrebbe estinguere.
      Ei non può Dio rapir!"
     
      Il predicar fulmineo,
      I trionfanti scrittiPrima fur detti insania,
      Poi detti fur delitti;


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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