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      Ne dice, Filomena, alti doloriPel vero sostenuti arditamente.
     
      Nè discreder possiam che tu avvaloriDi quei la prece che, a te innanzi proni,
      D'aver simile al tuo chieggon lor cuori.
     
      Nè mi prende stupor se forse a' buoniSembrò in lor sante visïoni udirti,
      E imparar di tua morte le cagioni,
     
      E se degnando alle lor brame aprirti,
      Ottenesti da Dio che in premio a fedeS'annoverasser fra i più eccelsi Spirti.
     
      Infelice quel torbo occhio che vedeNe' culti, nostri amanti e generosi
      Frode o stoltezza, e accorto indi si crede!
     
      Alma beata, impetra che siam osiD'amarti e benedirti infra gli scherni
      Degl'intelletti freddi e burbanzosi.
     
      Ispirane il desìo de' lochi eterni,
      E anco i nemici tuoi vinci ed ispira!
      Chiedi al Signor che tutti noi governi
     
      Luce di carità, non luce d'ira!
     
     
     
      LA BENEFICENZA.
     
      Esurivi enim, et dedistis mihi manducare.
      (Matth. 26.35).
     
      Mentre tanti di nome e d'òr potentiVolgono a vanitate e nome ed oro,
      Nè a taluni più bastano i contentiChe sulla terra Iddio concede loro;
      Mentre a meglio goder cercan furentiLa propria gioia nell'altrui disdoro,
      Simili a falsi Dei d'età lontaneChe a' lor piedi volean vittime umane;
      E mentre mirandoQue' ricchi malvagi
      Il volgo frementeChe invidia lor agi,
      Esagera, infuria,
      Invoca dal Ciel
      Su tutti i feliciSanguigno flagel;
     
      Que' flagelli rattiene il ricco pioChe riparar gli altrui misfatti agogna,
      E oprando assai per gli uomini e per Dio,
      Anco d'essere inutil si rampogna:
      Degl'innocenti aiuta il buon desìo,
      Gli erranti tragge a salutar vergogna;
      Onora l'arti ed anima l'artiero,
      E chiamar vorrìa tutti al bello, al vero.


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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