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      Solleciti provveggono Manfredo
      E il sir del Balzo al moversi di lanceChe di Tommaso sperdano i fautori,
      E s'odon rinnovar le inverecondeDel patrio ben promesse. Odonsi voci
      D'increscimento onde si dice afflittoDegli scempii Manfredo. Odonsi voci
      Di futura clemenza irrevocata,
      E di leggi paterne, e di novelloTribunale integerrimo, e d'onori
      A chi giovi col senno e colla spadaAl marchese, allo stato, ai sacri altari.
      Uso antico, perenne č di potenzeSu rapina fondate, allor che spunta
      Il giorno del periglio, il serrar l'ugneSovra l'oppresso volgo e accarezzarlo,
      E sfoggiar mire eccelse a sgombrar tuttiAlfin gli avanzi de' passati danni.
      Di nuovo suona piucchč mai d'astutiStranieri l'eloquenza: essi la mente
      San di Roberto; un re sė pio, sė grandeNe' benefici intenti, unqua non visse.
      Ei vuol felice Italia, ei vuol feliciI prodi Saluzzesi. Attribüirsi
      Non denno a lui nč a' capitani suoiNč all'ottimo Manfredo i brevi strazi
      Recati dalla guerra al marchesato.
      Si saneran le cicatrici, e in locoDella prisca Saluzzo, č giā decreta
      Sulle rovine sue pių vasta e bellaE forte una cittā che degna appaia
      Di cotanto dominio, e faccia invidiaAlla rival Taurino. Al guelfo rege
      Cosa non č che sė altamente prema,
      Come il dispor che a' pič dell'Alpi siaIl regio feudo Saluzzese un nido
      Glorïoso di prodi, atto a far fronteAi vicini avversari. Indi i confini
      Di questo feudo estendere or si vonno,
      Sė che divenga ampia duchea gagliarda,
      A' Visconti terrore ed a' Sabaudi.
      Tal dipintura offerta č dagli scaltriAlle volgari fantasėe. Nč il lustro


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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