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      Schiatte de' forti! Nè bastò la fugaDelle guelfe di Napoli bandiere
      E del lor collegato empio Manfredo
      A raddur tosto pe' Saluzzii lidiL'armonia del perdono e delle paci.
      Aperti scherni ed avventate punteDi calunnia secreta e più crudele
      Affliggean le famiglie, e singolariNe seguìano certami e vïolenti
      Scoppi a vendette. Il buon Roccel, perdutiAmbo i vecchi parenti, e contristato
      Dallo spettacol di cotanti sdegni,
      Caduta in troppe a lui sembrò bassezzeLa stirpe umana entro la patria terra.
      Di Milan sorrideagli e de' Visconti
      La rimembranza, ed a Milan s'avviaVagheggiando col fervido pensiero
      I costumi leali e generosiDella città lombarda. - Oh dell'estinta
      Mia genitrice amata culla! Oh pieTorri de' suoi congiunti! Oh come tutta
      Combacian quest'amante anima i fattiDe' cavalieri che in Milano io vidi!
      Là s'albergo pur v'hanno alcuni indegni,
      I degnissimi abbondano: là i cuoriIntemerati a cuori intemerati
      Unir si ponno e confortarsi. Un tempoAnco Saluzzo e le sue valli amene
      Eran così; mietute ha cruda guerraLe magnanime vite, e brulicante
      Vil di rettili resta oggi semenza.
      Scotea le spalle il suo scudier Gilnero
      Dietro a lui cavalcando: - Illustre sire,
      Trista per ogni dove è l'agitataDe' mortali progenie, e sol da lunge
      Sfavillan di virtù le stranie rive.
      - Gilner, tu ignori l'età nostra: eccelseSperanze arridon per più genti, e il loco
      Onde arridono più, certo è Milano.
      Grandi cose avverran: d'uopo il mio coreHa di batter fra giusti e fra gagliardi.
      - Signor, di giusti e di gagliardi copiaNon nutre alcun terren.


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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