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      Creatura infelice, e la togliesseDa questa valle di dolor!... Non posso
      Nč bramar pure di morir: te affliggo,
      O generoso sposo mio, vivendo:
      T'affliggerei pių, s'io morissi.
      LANCIOTTO.
      O piaE in un crudele! Affliggimi, cospargi
      Di velen tutte l'ore mie, ma vivi.
      FRANCESCA.
      Troppo tu m'ami. E temo ognor che in odioCangiar tu debba l'amor tuo... punirmi...
      Di colpa ch'io non ho... d'involontariaColpa almeno....
      LANCIOTTO.
      Qual colpa?
      FRANCESCA.
      Io... debolmenteAmor t'esprimo...
      LANCIOTTO.
      E il senti? Ah, dirti cosaMai non volea ch'ora dal cor mi fugge!
      Vorresti, e amarmi, oh ciel! nol puoi...
      FRANCESCA.
      Che pensi?
      LANCIOTTO.
      Rea non ti tengo... involontarii sonoSpesso gli affetti...
      FRANCESCA.
      Che?
      LANCIOTTO.
      Perdona. ReaIo non ti tengo, tel ridico, o donna:
      Ma il tuo dolor... sarebbe mai... di forteAlma in conflitto con biasmato... amore?
      FRANCESCA.
      (Gettandosi nelle braccia di Guido.)
      Ah, padre, salva la mia fama. Digli,
      E giuramento abbine tu, che giorniIncolpabili io trassi al fianco tuo,
      E che al suo fianco io non credea che un'ombraPur di sospetto mai data gli avessi.
      LANCIOTTO.
      Perdona: amore č di sospetti fabbro. -
      Io fra me spesso ben dicea: Se pure,
      Fanciulla ancor, d'immacolato amoreSi fosse accesa, e or tacita serbasse
      Il sovvenir d'un mio rival, cui certoElla antepone il suo dover, qual dritto
      Di esacerbar la cruda piaga avrei,
      Indagando l'arcano? Eterno giacciaNel suo innocente cor, s'ella ha un arcano!
      Ma dirlo deggio? Il dubbio mio s'accrebbeUn dė che al fratel tuo lodi tessendo,
      Io m'accingeva a consolarti.


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





Gettandosi Guido