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      A sicura vittoria. Allora Adello
      Vede la gran rovina: ad impedirlaNon v'è che la concordia, e alla concordia
      Città rivali stringer sol può un scettro.
      Del nome suo l'autorità sopisceGli odii: ei radduce le cosparse insegne
      Appo la regia insegna. Or la saluteDell'itala corona oprisi, e il guardo
      Sulle colpe ond'è tinta uom non sollevi.
      L'impulso dell'eroe quasi un novelloSpirto ne' pria diversi animi ha infuso.
      Ugo, con maraviglia, in sua difesaColor vede morir cui dianzi ha raso
      Le castella o i tugurii: il crudo pettoA forza inteneriasi: ambir la gloria
      Parve di scancellar co' benefiziiE con la giusta signoria le cieche
      Ire sue prime. Adello, e altri guerrieriD'onesta fama, sedi ebbero somme
      Nel consiglio del re - ma quando pienaFu de' Burgundi la sconfitta e saldo
      Novellamente il trono, ecco, al tirannoOmbra fa il nome del suo prode, e al dritto
      Favellar suo magnanimo la tacciaDassi ben tosto di ribelle orgoglio.
      Dicon vetuste cantiche il giudizioScellerato ch'espulso ha dalla patria
      Chi la patria avea salva.
      Andò il ramingoDel veneto leone agli stendardi
      E lor sacrò la spada sua. - I superbiIsolani, già tempo, avean le spiagge
      Di Dalmazia predate e con la frodeTolto di là tal venerando oggetto
      Che da secoli e secoli a fraternoPellegrinaggio i Dalmati adunava
      E fea d'un ricco monister la gloria:
      Era la lancia d'un antico eroeChe dal giogo pagano in molte pugne
      Sottratto avea le natie valli. Il gridoDegli eccelsi miracoli, operati
      Dalla reliquia di quel santo, al furtoI mal devoti veneti sospinse.
      Ma intanto rotte più fiate, e sempre


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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