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      Rinascenti nell'ira e pių tremende,
      Di padre in figlio le tribų selvaggeCon giuramento avvinconsi al racquisto
      Dell'onorata lancia o a eterna guerra.
      Un feroce lor capo, Adeoniro,
      Col manto di pio zelo, infesta il mareD'incessanti, audacissime, inaudite
      Piraterie. Sui piccioli sui legni,
      Di ladroni invincibili una turbaEi radunō che d'uom, fuorchč l'aspetto
      Null'altro serban; fama appo i lontaniSparse ch'uomin non erano, ma mostri
      Prodotti dai nefandi abbracciamentiDelle dalmate streghe e de' demoni.
      Niuna legge li stringe altra che un voto -
      Pronunciato col rito abbominandoDi libare in un calice una stilla
      Di caldo ancor veneto sangue - e il voto
      Č d'assalir qualsiasi veleggiantePin di San Marco, o scompagnato corra
      O a torme, o debol sembri o poderoso,
      E dalla pugna non ristar ch'o estintiO vincitori. A queste anime atroci
      Ogni pietā verso i nemici č ignota,
      Ma tra loro mirabile č una garaD'assistenza e giustizia e comunanza
      Di beni e mali. Adeonir divideIl bottin, nč maggior parte a sč dona
      Che al pių abbietto compagno. In gozzoviglieE in limosine sprecan, non curanti
      Tutti del pari, ogni tesor soverchio,
      Quand'armi e barche e attrezzi hanno, ed ai figliE alle donne e a' feriti han provveduto.
      Tal delle imprese loro č la ventura,
      E con tali atti di barbarie han tintoDi stragi l'onde, che il nocchier pių ardito
      Nell'adriaca laguna inoperoseTien le sue sarte, e unanime la voce
      Dell'atterrito popolo s'innalzaPerchč il furto s'espii ch'a furor tratto
      Ha de' Dalmati il santo, e a' loro altariCon doni la fatale asta si renda.


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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