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      Il senato assentì: ma col ritornoDella reliquia, pur mutar natura
      Non potè l'indomato avido spirtoDe' bugiardi pirati: e con più angoscia
      Pianse Vinegia le nuove onte, e mosseCon alte navi e prodi capitani
      Ad estirpar di que' malnati il seme.
      Ahimè, che de' suoi prodi il morir forteNon giovò alla repubblica! In tai giorni
      Di lutto universale, uno stranieroSorge e il linguaggio degli eroi parlando,
      Radduce nelle curve alme il coraggio.
      Quello stranier pugnato avea sui piniDella sconfitta armata, e al valor suo
      De' pochi avanzi si dovea lo scampo.
      Era Adello! Il magnanimo senatoPlaude all'ardir del cavaliero; un novo
      Armamento decreta: Adel le proreCapitanando, alla vittoria corre,
      E sepolcro i pirati ebber nell'onde.
      Favorita canzon del marinaroDivenne questa istoria, e tutti i liti
      D'Italia l'impararono, e ne' gioghiPiù segregati d'Apennino - allora
      Che un sir bandisce all'ospite il festino -
      Dice al suo vate: cantaci il bel nomeDel vincitor de' dalmati pirati.
      Memoria non restò delle sciagureO degli affronti perchè Adel partissi
      Dalle bandiere del leone. AmalfiDiede ospizio e onoranza al capitano,
      E per lui prosperò; la terra e l'acque,
      Più d'una volta, del suo sangue intrise,
      Ma invitto il vider sempre e più tremendo.
      Tacerò quelle pugne e dirò il giornoChe - tempo era di pace e vincolato
      D'Amalfi all'armi il brando ei non tenea -
      Adel coll'oro suo recossi ai Mori
      Che in Tunisi avean sede, e quanti schiaviPotè redense. Il sacrificio ei compie
      D'ogni suo aver, perocchè morti entrambiSon gli adorati genitori, e il pio


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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