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      E nel tiranno è di pudor reliquia.
      Bada a' perigli, a tua salvezza bada:
      D'Otton l'iniquità rotto ha i legamiD'ogni giusto con esso.
      Un de' maggioriCosi parlò fra gli adunati audaci.
      Nè, sebbene oltrespinta, era appien falsaLa parola di sdegno e di sospetto
      Circa l'imperadrice e i cortegianiCh'ella a sue nozze addotti avea di Grecia.
      Ma la candida e ferma alma del pioEbelin s'adirò. L'imperadrice
      E Otton con nobil gagliardìa difese,
      E de' Greci sorrise. Ei sì facondoFavellava, e amichevole e verace,
      Che i più irati l'udian con reverenza:
      Con tenerezza quasi, ancor che invittiNel feroce astio e nell'ardente brama.
      Di Guelardo lo spirto a quel congressoFunestamente s'esaltò. Il diletto
      Ebelino ei vedea, nella commossaFantasia, re, suscitator di gloria
      Ad un popol redento. Il vedea belloGiganteggiare in immortali istorie,
      Com'un di que' supremi, onde la terraLunghi secoli è priva; e sè medesmo
      Socio vedea di quel supremo, e a luiSuccessor forse, e... Che non sogna audace
      Ambizïon, se raggio ha di speranza?
      Quand'ei fu sol con Ebelin, ridisseLe voci insieme intese, e commentolle
      Coll'insistenza del favore; e aggiunseMaligno esame de' pensier, degli atti
      D'Ottone, e della Greca in trono assisa,
      E degli astuti amici ond'ella è cinta.
      Quasi certezza accolse i più irritantiDubbi e i minimi indizi di periglio,
      E gridò ingratitudine, e dirittoAlla rivolta. E a grado a grado questa
      Ei necessaria osò chiamare, e il pioEbelin concitarvi. Lo interruppe
      Finalmente Ebelin; duplice telaCome già svolto aveva agli adunati,


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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