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      TranquillaIl seguente mattin, poichè alla messa
      Nel delubro domestico ha innalzatoIl femminil suo spirto appo lo Spirto
      Che regge i mondi e agli atomi dà forza,
      Ildegarde s'avvia sovra il suo biancoPalafreno seduta. A lei corteggio
      Sono una damigella e due famigli.
      Quand'ella giunse a' piè dell'alte muraDel castello d'Irnando, un momentaneo
      Palpitamento presela, e memoriaDi perfidie tornolle, ahi troppo allora
      Frequenti fra baroni! e pensò qualeDisperato dolor fora a Camillo,
      Se il visitato sire oggi smentisse,
      Brïaco d'odio, il vanto invïolatoChe di leal s'ebbe sinora! Il guardo
      Volse alla damigella; e impalliditaEra al par d'essa. Il guardo volse ai duo
      Famigli, e impalliditi erano, e osaroInterroganti dir: - Retrocediamo?
      - Stolti! diss'ella; e rise, ed innoltrossi.
      Intanto del castello in ampia salaLa romana bellissima traea
      Dalla ricca di gemme ed indorataConocchia il molle lino, e fra le punte
      Di due candide dita lo umidiva;
      Indi con grazia angelica all'eburneoFuso il pizzico dava, e con accento,
      Che a labbra subalpine il ciel ricusa,
      Cavalleresche melodie cantava.
      Belli come la madre accanto a Elina
      Sedeano un bimbo ed una bimba, a leiInnamoratamente le pupille,
      Da negre e lunghe palpebre ombreggiate,
      Alzando vispe, e ogni ultima parolaDella strofa materna ripetendo
      Con cantilena armonïosa d'eco.
      Ed a quest'eco s'aggiungea la graveVoce del padre lor, che per la caccia
      Un arco preparava, e spesso l'arcoPonea in obblìo, l'affascinante donna
      Mirando e i figli, ed i lor canti udendo.
      Portavan l'aure il suon del fervid'inno


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





Spirto Irnando Camillo Elina